Jorge Mario Bergoglio è Francesco I, nuovo Papa che succede a Benedetto XVI. Ma non possiamo dimenticare che Bergoglio, targato Opus Dei, è anche il cardinale argentino che aiutò la dittatura.

Entrando a capo della congregazione, ereditò molta influenza e molto potere: in pratica era a capo di tutti i sacerdoti gesuiti attivi nelle baraccopoli di Buenos Aires.
Fu così che nel febbraio del ’76, un mese prima delcolpo di stato argentino, Bergoglio chiese inspiegabilmente a due dei gesuiti impegnati nelle comunità di abbandonare il loro lavoro nelle baraccopoli e di andarsene.
Erano Orlando Yorio e Francisco Jalics, che si rifiutarono di andarsene. Non se la sentirono di abbandonare tutta quella gente povera che faceva affidamento su di loro. Il provvedimento di Bergoglio fu immediato: li escluse dalla Compagnia di Gesù senza nemmeno informarli, poi fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro l’autorizzazione a dir messa. Pochi giorni dopo il golpe, furono rapiti. Secondo quanto sostenuto dai due sacerdoti, quella revoca fu il segnale per i militari, il via libera ad agire: la protezione della Chiesa era ormai venuta meno. Tesi, questa, che sarebbe confermata da diversi documenti ritrovati dallo stesso Verbitsky.

Nella nota apposta sulla documentazione dal direttore dell’Ufficio del culto cattolico, allora organismo del ministero degli Esteri, c’è scritto: “Questo prete è un sovversivo”. Secco. E non finisce qui. Un altro documento evidenzia ancora più chiaramente il ruolo di Bergoglio: “Nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la Compagnia Argentina non ha fatto pulizia al suo interno. I gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova fase”. È il documento classificato Direzione del culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9.
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